01 settembre 2022

Diabetologia

Prof. Andrea Mosca

È da circa sei o sette anni che si parla della variabilità glicemica nel lungo periodo e dell’importanza che questa evenienza possa avere sul rischio di sviluppare eventi avversi, quali gravi complicanze diabetiche in vari organi, mortalità cardiovascolare e mortalità per qualsiasi altra causa. Sono state proposte diverse teorie per spiegare l’associazione tra la variabilità glicemica e gli eventi avversi prima citati. Per alcuni sarebbero da attribuire ad una gestione clinica sub-ottimale, per altri la causa starebbe nelle cattive condizioni vascolari al momento dell’inizio del periodo di osservazione. Altri infine hanno sostenuto che possa essere coinvolta una ipoglicemia intermittente, con conseguente e concomitante aumento dello stress ossidativo e situazione di infiammazione cronica in vari distretti.

Per far luce su questo complesso argomento un gruppo di ricercatori cinesi dell’Università di Hong Kong ha effettuato uno studio osservazionale retrospettivo su oltre 3400 pazienti diabetici in terapia insulinica che, nel corso del 2009, avevano effettuato almeno tre misure di emoglobina glicata. Il contributo è stato pubblicato in un recente numero di Acta Diabetologica (Lee et al. Acta Diabetologica 2021;58:171-180). I ricercatori hanno valutato la mortalità cardiovascolare e la mortalità per qualsiasi altra causa in tutti questi pazienti che sono stati poi seguiti per altri 10 anni. L’incidenza invece di varie complicanze diabetiche microvascolari, macrovascolari, e neurologiche è stata invece stimata dalle osservazioni effettuate nei quattro anni successivi al 2009. Infine, la variabilità glicemica è stata calcolata elaborando le tre misure della HbA1c sia come deviazione standard, che come devianza e come, infine, coefficiente di variazione.

Nel complesso i principali risultati possono essere così riassunti:

  1. Il valore medio e la variabilità della HbA1c possono predire la mortalità e lo sviluppo di complicanze nei soggetti diabetici.
  2. Bassi valori di HbA1c erano associati alla mortalità cardio-vascolare e ad una mortalità più alta per ogni causa.
  3. La frequenza di episodi di ipoglicemia è associata ad una elevata variabilità dell’HbA1c.
  4. La frequenza di episodi di ipoglicemia aveva un valore predittivo significativo sia per la mortalità cardiovascolare, che per la mortalità in generale, nella coorte dei pazienti diabetici studiati.

Da tutti questi risultati sono convinto che è ora che la variabilità dell’HbA1c entri a far parte dell’armamentario degli strumenti che il laboratorio può offrire per una gestione ottimale dei pazienti diabetici, anche sul lungo periodo. Purtroppo, nonostante ci siano evidenze emergenti che depongono a favore di un valore predittivo importante della variabilità dell’HbA1c, non è stato definito un metodo standardizzato per quantificare tale variabilità. Nello studio che ho citato, sia che si esprimesse la variabilità in termini di deviazioni standard, di devianze o di coefficienti di variazione, tutti questi indicatori sembravano offrire un rapporto di rischio (Hazard Ratio) più o meno significativo nei confronti della mortalità generale o per cause cardio-vascolari. Mi auguro dunque che presto le Società Scientifiche si esprimano in questa direzione. E consiglio ancora una volta di fare tesoro dei dati per poterli elaborare, eventualmente anche tra diversi anni, nella maniera che sarà indicata di consenso e ricca di maggiore valore predittivo.