31 gennaio 2022

Diabetologia, Ematologia

Prof. Andrea Mosca


Tutti sanno che l’HbA1c riflette il controllo glicemico su un periodo di circa 3-4 mesi antecedenti il prelievo. Le raccomandazioni attuali indicano che questo esame andrebbe effettuato ad intervalli tra 3 e 6 mesi nei pazienti diabetici con scarso controllo glicemico, ed ogni 6 mesi in quelli con controllo stabile, tipicamente in pazienti diabetici di tipo 2 che seguono una buona terapia.

Siamo sicuri che queste raccomandazioni siano effettivamente rispettate? Io non ho questa sensazione, ma è sicuramente complicato darne una dimostrazione rigorosa. Si potrebbe calcolare il numero di misure che si dovrebbero effettuare calcolando una prevalenza del diabete pari ad almeno il 7% (le statistiche ARNO parlano dell’8%) della popolazione italiana, e poi moltiplicando tale numero per un fattore di due o tre volte. E quindi confrontare tale stima con il numero di misure effettivamente svolte, ma l’incertezza di questo approccio è elevata.

Ma cosa è successo veramente in questi ultimi due anni durante la pandemia COVID-19? Su questo argomento ci sono ormai abbastanza informazioni che indicano che molti pazienti sono passati dal loro consueto modo di visita con i loro medici o specialisti, a sistemi di telemedicina. In questo contesto le misure di emoglobina glicata sono calate in maniera importante ed i dati statunitensi parlano di una diminuzione di circa l’80% per quanto riguarda i sistemi Point of Care (POCT). Il risultato è stato che molti pazienti non hanno raggiunto i loro target di HbA1c ad intervalli temporali adeguati.

Per fortuna sono stati messi a punto alcuni sistemi di raccolta del sangue capillare, che possono essere utilizzati direttamente dai pazienti e che possono essere inviati per posta a laboratori convenzionati per effettuare le misure con la strumentazione automatizzata in uso.

Io raccomando che si faccia richiesta di questi sistemi per la raccolta di sangue capillare che permetterebbero ai pazienti nelle loro case di effettuare l’esame dell’HbA1c secondo le tempistiche raccomandate, affidandosi a laboratori di elevata professionalità. 

A rinforzare il concetto che la misura dell’emoglobina glicata deve essere effettuata ad intervalli temporali adeguati, vengono i risultati di uno studio norvegese di tipo trasversale, che ha coinvolto più di 22.000 pazienti con diabete di tipo due. Lo studio è stato effettuato presso i medici di base, che potevano avere o non avere sistemi POCT per l’HbA1C. I risultati ottenuti hanno dimostrato che i pazienti che avevano l’opportunità di farsi misurare la glicata durante le visite, nel tempo mostravano valori in diminuzione della medesima, con contestuale miglioramento del loro stato di salute.