31 gennaio 2022

Tutti sanno
che l’HbA1c riflette il controllo glicemico su un periodo di circa
3-4 mesi antecedenti il prelievo. Le raccomandazioni attuali indicano che
questo esame andrebbe effettuato ad intervalli tra 3 e 6 mesi nei pazienti
diabetici con scarso controllo glicemico, ed ogni 6 mesi in quelli con
controllo stabile, tipicamente in pazienti diabetici di tipo 2 che seguono una
buona terapia.
Siamo sicuri che queste
raccomandazioni siano effettivamente rispettate? Io non ho questa sensazione, ma
è sicuramente complicato darne una dimostrazione rigorosa. Si potrebbe
calcolare il numero di misure che si dovrebbero effettuare calcolando una
prevalenza del diabete pari ad almeno il 7% (le statistiche ARNO parlano
dell’8%) della popolazione italiana, e poi moltiplicando tale numero per un
fattore di due o tre volte. E quindi confrontare tale stima con il numero di
misure effettivamente svolte, ma l’incertezza di questo approccio è elevata.
Ma cosa è successo veramente in
questi ultimi due anni durante la pandemia COVID-19? Su questo argomento ci
sono ormai abbastanza informazioni che indicano che molti pazienti sono passati
dal loro consueto modo di visita con i loro medici o specialisti, a sistemi di
telemedicina. In questo contesto le misure di emoglobina glicata sono calate in
maniera importante ed i dati statunitensi parlano di una diminuzione di circa
l’80% per quanto riguarda i sistemi Point of Care (POCT). Il risultato è stato
che molti pazienti non hanno raggiunto i loro target di HbA1c ad intervalli
temporali adeguati.
Per fortuna sono stati messi a punto
alcuni sistemi di raccolta del sangue capillare, che possono essere utilizzati
direttamente dai pazienti e che possono essere inviati per posta a laboratori
convenzionati per effettuare le misure con la strumentazione automatizzata in
uso.
Io raccomando che si faccia richiesta di questi sistemi per la raccolta di sangue capillare che permetterebbero ai pazienti nelle loro case di effettuare l’esame dell’HbA1c secondo le tempistiche raccomandate, affidandosi a laboratori di elevata professionalità.
A rinforzare il concetto che la
misura dell’emoglobina glicata deve essere effettuata ad intervalli temporali
adeguati, vengono i risultati di uno studio norvegese di tipo trasversale, che
ha coinvolto più di 22.000 pazienti con diabete di tipo due. Lo studio è stato
effettuato presso i medici di base, che potevano avere o non avere sistemi POCT
per l’HbA1C. I risultati ottenuti hanno dimostrato che i pazienti
che avevano l’opportunità di farsi misurare la glicata durante le visite, nel
tempo mostravano valori in diminuzione della medesima, con contestuale
miglioramento del loro stato di salute.
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