03 novembre 2021

Diabetologia

Prof. Andrea Mosca


Circa un anno fa, quando abbiamo iniziato questa rubrica, avevo parlato dell’opportunità di aggiornare le procedure per lo screening del diabete gestazionale, una condizione clinica che, secondo le linee guida americane, è definita come diabete che si riscontra per la prima volta nel secondo o terzo trimestre di gravidanza in persone che non avevano un diabete di tipo 1 o di tipo 2 pre-esistente alla gravidanza. È una condizione clinicamente importante perché è stato provato da più parti che il diabete gestazionale può portare ad un aumento nella morbilità materna e fetale.

Purtroppo la diagnosi di diabete gestazionale è fonte di considerevoli controversie, e finora non si è riusciti ad arrivare a criteri che siano accettati a livello universale. Recentemente questo argomento è stato ulteriormente dibattuto, ed un importante autore americano (D. Simmons, Diabetes Care 2021) ha raccomandato di valutare con attenzione anche gli episodi di iperglicemia antecedenti alla gravidanza, al fine di poter arrivare ad una diagnosi precoce del diabete gestazionale.

Un gruppo di ricercatori spagnoli ha da poco effettuato uno studio sperimentale per valutare se la misura della HbA1c possa essere un biomarcatore del diabete gestazionale, e se possa essere usato anche come test di screening per evitare la curva da carico orale di glucosio (Arbiol-Roca et al, Clinical Biochem 2021). Lo studio ha coinvolto oltre 740 donne in gravidanza, esaminate tra la 24ª e la 28ª settimana di gestazione. Su di esse veniva misurata l’emoglobina glicata e veniva effettuato lo screening del diabete gestazionale con la curva da carico orale di glucosio interpretata secondo i criteri di Carpenter e Coustan. Venivano quindi calcolati i cut-off per escludere il diabete gestazionale e venivano calcolate la sensibilità e la specificità del test.

I risultati ottenuti dimostravano che usando come valore soglia per l’HbA1c 27 mmol/mol (4,6%) non si avevano falsi negativi, ma questo  poteva ridurre il numero di test di carico orale di glucosio solo del 7,2%. Con un valore soglia pari a 28 mmol/mol (4,7%) si aveva un falso negativo, mentre selezionando un valore soglia di 29 mmol/mol (4,8%) si trovavano due falsi negativi ma circa il 26% nei soggetti non avrebbe avuto bisogno del testo di carico orale di glucosio.

In conclusione, gli autori hanno dimostrato che utilizzando l’emoglobina glicata come test di screening per il diabete gestazionale si può fare a meno della curva da carico orale di glucosio. Sebbene l’HbA1c non abbia una sufficiente sensibilità e specificità clinica ai fini diagnostici, l’adozione di una strategia di screening in combinazione con la OGTT potrebbe risultare in una significativa diminuzione delle curve da carico da effettuare sulle donne in gravidanza. Auspichiamo dunque che presto questi risultati possano essere confermati in altri centri e che la misura della HbA1c possa avere un ruolo importante anche in questo ambito.