01 settembre 2021

Diabetologia, Ematologia, Oncologia

Prof. Andrea Mosca


Attualmente tutti concordano che il diabete possa essere considerato un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di tumori e il razionale sarebbe che il diabete può alterare vari pathways ormonali e/o vie dello stress ossidativo. Di fatto, vari studi hanno documentato che i diabetici hanno un rischio in più del 20% di sviluppare il cancro, rispetto alle persone senza diabete. Tuttavia è stato provato che non c’è un'associazione tra il rischio futuro di sviluppare tumori e la qualità del controllo glicemico nei diabetici.

Ma per quanto riguarda le persone senza diabete il rischio di sviluppare tumori può essere correlato al controllo glicemico? 

La questione è controversa ed è oggetto di studi negli ultimi 15 anni circa, con risultati non sempre concordanti. Quello che sembra consolidato è che il rischio di tumore nelle persone non diabetiche possa essere correlato al controllo glicemico, valutato sulla base delle misure della emoglobina A1c, con una curva a forma di U. Questo vuol dire che il rischio è minimo con livelli fisiologici di emoglobina glicata ed aumenta, sia all’aumentare dell’HbA1c, che al suo diminuire.

Un contributo particolarmente valido è quello che è stato portato da uno studio longitudinale su oltre 77.000 soggetti non diabetici seguiti per più di 10 anni all’ospedale universitario di Tokyo, in Giappone. L’analisi della HbA1c in relazione agli outcomes è stata condotta con un modello ad effetti misti, nel quale le variazioni dell’HbA1c nel tempo venivano pesate sulla base delle sue fluttuazioni, aggiustate per una serie di covariate. I risultati ottenuti hanno confermato una associazione a forma di U tra l’emoglobina glicata e futuri possibili tumori nelle persone senza diabete, e non hanno dimostrato un rischio addizionale per le persone col pre-diabete. I livelli bassi di emoglobina A1c sembrerebbero associati a una maggiore incidenza di tumori al seno ed al tratto genitale femminile.

Lo studio prima citato, pubblicato su Acta Diabetologica nel 2019, ha suscitato un dibattito da parte di altri colleghi giapponesi, che hanno ipotizzato che un’alterazione della vita eritrocitaria potesse essere una spiegazione per l’aumentato rischio di tumori nelle persone con valori bassi di HbA1c. Veniva infatti fatto rimarcare che alcuni tumori al seno ed alla cervice uterina sono dipendenti da estrogeni e progesterone, che a loro volta possono influenzare la funzionalità ovarica, causando mestruazioni e quindi riducendo la vita eritrocitaria. A queste critiche gli autori dello studio longitudinale hanno risposto dimostrando che anche la glicemia era abbassata nei soggetti con bassi valori di HbA1c, e che la possibile presenza di varianti emoglobiniche o di difetti eritrocitari nel Giappone non poteva spiegare il numero di casi riscontrati con bassi valori di emoglobina glicata. Infine non vi era una chiara evidenza che una diminuzione della vita eritrocitaria fosse associata ad esiti sfavorevoli come lo sviluppo di un tumore.

In conclusione, ritengo che la misura dell’HbA1c possa avere una valenza importante anche al di fuori dello stretto ambito diabetologico. Certamente, se potessimo disporre di metodi rapidi ed affidabili per poter misurare la vita eritrocitaria, l’interpretazione dei risultati dell’emoglobina glicata sarebbe ulteriormente potenziata e facilitata.